RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI in un video in cui descrive LA COLONNA TRAIANA. Premessa – A pochi anni dall’inizio della seconda guerra mondiale, quando i nazisti andavano bruciando i capolavori di Van Gogh, Cézanne, Picasso, Dalì, Mirò, Matisse … e allestendo a Monaco una mostra dal titolo: “Arte degenerata”, In Italia, l’unico intellettuale che si dichiarò contro questa barbarie nazista si chiamava Ranuccio Bianchi Bandinelli (1900-1975).
Dopo la guerra fu eletto “direttore generale delle antichità e belle arti” e lavorò nella disastrosa situazione economica del dopoguerra. Si occupò di gestire il restauro dei molti monumenti danneggiati e si fece rispedire le opere d’arte che erano finite in Germania. Criticò aspramente gli allestimenti museali e le ricostruzioni che si decisero all’epoca, poiché queste a suo avviso non erano frutto di una riflessione, ma tese solamente a essere legittimate dal consenso. Poi scontrandosi con l’apparato amministrativo e tecnico dell’epoca decise di abbandonare la carica di direttore generale e di dedicarsi a un vero e proprio tentativo di salvaguardia dell’archeologia. Non si trattò di un passo indietro a un impegno che aveva assunto, ma al contrario di una scelta coraggiosa, dettata dall’aver capito che la ricerca archeologica poteva avere futuro solo mantenendo vivo lo spirito che la animava. Si occupò, infatti, d’insegnamento, e di compilare numerosi testi, in questi lavori diede avvio a un modo nuovo di studiare l’arte: non più solamente estetico e fine a se stesso, ma integrato con i fatti umani e sociali in cui muoveva l’artista.
Una delle sue teorie più discusse vedeva la nascita di un’arte antica propriamente romana, come il risultato dell’incontro fra una corrente aulica di stampo greco, e una popolareggiante, più specificatamente romana: è il caso ad esempio del Bruto Capitolino, che pur derivando dal ritratto ellenistico è visto come il frutto di una ben precisa scelta politica del patriziato anti-senatoriale, che voleva mostrare se stesso attraverso i valori ritenuti tipicamente romani della durezza e dell’inflessibilità. Oggi una visione cosi totalizzante dell’Arte Romana è da molti ritenuta opinabile, sappiamo infatti che i contatti fra l’Italia e l’Oriente sono una costante fin dal preistoria. Se alcune delle idee di Ranuccio Bianchi Bandinelli possono essere discusse, non può esserlo certo il suo spirito, il suo coraggio, il suo tentativo di far parlare l’arte attraverso quello che aveva d’umano.
Ad oggi è e rimane il più grande e insuperato autore di un tentativo di sintesi dell’Arte Romana, colui che più di altri ha aperto la strada della conoscenza alle nuove generazioni di archeologi del mondo classico: le sue parole restano racchiuse nelle sue opere, nella cura che dedicò alla compilazione dell’Enciclopedia dell’Arte Antica.