Le terme di Caracalla, dette anche Antoniniane, sono le terme Romane che si sono meglio conservate. L’ottimo stato di conservazione è stato possibile grazie alla loro posizione topografica sul colle Aventino, marginale rispetto allo sviluppo che avranno poi i quartieri medievali. Sono state inaugurate nel 216 d.C. e al momento della loro costruzione erano in assoluto le terme più grandi che erano mai state costruite, superate in seguito solo da quelle di Diocleziano. La quantità impressionante di opere d’arte che era contenuta dentro queste terme noi non la conosceremo mai, però quello che è stato ritrovato nel corso dei secoli è sufficiente a darci un’idea di quello che in origine dovevano contenere. Da qui, infatti, provengono capolavori assoluti dell’arte antica, come il mosaico con atleti, le tre sculture Farnese, il Toro, la Flora e L’Ercole. Al contrario però di come si sarebbe portati a pensare queste terme non erano frequentate solamente da gente agiata, vi potevano accedere tutti i cittadini, sia uomini e donne, senza distinzione di classe. L’edificio centrale, completato in appena quattro anni, era immenso, misurava 220 per 114 metri. Il recinto intorno, porticato e dotato di due biblioteche gigantesche, fu costruito negli anni seguenti, esso misurava metri 337 per 328. Tra il recinto e l’edificio si estendeva un giardino al cui interno dopo i bagni si poteva passeggiare. La struttura dell’edificio centrale risponde alle esigenze del bagno romano, che prevedeva una fase di riscaldamento in palestra, un bagno caldissimo per la sudorazione e un bagno in acqua fredda come consigliato dai medici dell’epoca. Chi ne aveva la voglia dopo il bagno poteva farsi fare dei massaggi, giocare, leggere, o incontrare persone. L’accesso a questo edificio avveniva su uno dei lati lunghi tramite quattro porte, che passando per gli spogliatoi permettevano di iniziare il percorso termale. Sull’asse mediano di questo edificio sono disposte le parti più importanti delle terme, cioè il caldarium (sauna), il tepidarium (ambiente tiepido), il frigidarium (ambiente freddo) e la natatio (piscina). I due lati erano speculari, in essi spiccano le due palestre, enormi, e in origine dotate di colonne gialle antiche e coperte con delle volte. Alcuni calcoli hanno stimato che ogni giorno in queste terme passassero dalle dieci alle quindicimila persone. Anche quello che non si vede, i sotterranei, sono interessanti quanto quello che c’è in superficie. Essi erano disposti su due piani e formavano un vero e proprio reticolo di strade e di servizi. In uno di questi sotterranei è conservato un Mitreo, il più grande che abbiamo a Roma. I divertimenti che i Romani potevano desiderare, alle terme c’erano tutti, e si capisce bene il perché le fonti parlino delle “thermae” come uno dei piaceri più grandi della vita; ma perché Caracalla, imperatore “maledetto” e disprezzato da tutti, aveva costruito questo edificio per il popolo? Lui che era amante della lussuria e del vino, fratricida, sprezzante di tutti i valori del suo tempo, e cosi ricco da potersi ingraziare i pretoriani con il denaro. Il motivo era la propaganda, questa di costruire le terme fu sicuramente una mossa demagogica. I Romani di età Imperiale amavano molto le Terme, in fondo la maggioranza delle persone non si poteva permettere un bagno privato e veniva qui anche semplicemente per lavarsi. Le terme garantivano l’igiene, e questo è un fatto importante se si pensa che ancora in età Repubblicana ci si poteva lavare al massimo una volta a settimana. Il complesso delle Terme di Caracalla cessò di funzionare, almeno si dice, nel 537 quando Vitige, Re dei Goti, ruppe gli acquedotti per causare la resa di Roma. Tuttavia abbiamo testimonianze di pellegrini che ancora nel nono secolo ammiravano e descrivevano la bellezza dei ruderi, rilevando la presenza dell’acqua. Il complesso, eccezion fatta per dei bellissimi tratti di pavimento, qualche frammento di mosaico, e qualche elemento di marmo emerso dagli scavi, non conserva nulla in situ della decorazione originaria. La struttura dell’edificio però, che si staglia nuda sul colle Aventino, mostra se possibile ancora più di prima la sua essenza e la sua funzione.
Riferimenti bibliografici:
Lombardi, Corazza. Le Terme di Caracalla. Bologna, 1996