La TOMBA DELLE BIGHE: A Tarquinia nel 490 a.C., anno intorno a cui si data questa tomba, gli etruschi non erano abituati a vedere raffigurazioni pittoriche ottenute con l’uso della prospettiva. Il pittore di questa tomba invece padroneggiava questa tecnica e sapeva come liberare le figure nello spazio, eppure … non lo poteva fare perché nessuno l’avrebbe capito. Studia quindi un espediente. Si tenga conto che la caratteristica principale della decorazione della tomba sono i due fregi che suddividono le pareti, il più alto è il fregio piccolo ed è a fondo bianco, quello più in basso è il fregio grande ed è a fondo rosso. Che cosa fa il pittore? sperimenta la prospettiva solo nel fregio più piccolo, dove dipinge immagini di tre quarti, a pieno prospetto e di spalle. E qui proprio dove sono rappresentati i giochi pubblici, dimostra la sua bravura, quello che sapeva fare. Nel fregio grande, al contrario, dove trova spazio la scena del banchetto (la più antica dipinta sul fondo di una tomba), vuole rimanere sul sicuro, dipinge quello che sapeva la gente poteva comprendere, usa pochissima prospettiva, figure si in torsione lieve, ma che rimangono nel canone della tradizione classica.
Il pittore appare è disinvolto anche nell’uso della tecnica pittorica. Il contrasto fra i colori non è casuale, lui conosceva perfettamente le ceramiche con figure rosse che allora circolavano in Etruria, ed è come se si fosse proposto di sperimentarne l’effetto anche in una tomba.
Sempre nel fregio piccolo, gli spettatori seduti su tribune di legno, assistono ai giochi funebri delle bighe in primo piano. Sotto le tribune, ci sono dei giovani che si abbandonano a scene erotiche. Scene del genere le avremmo probabilmente viste in quell’epoca anche nel Circo Massimo.
I dipinti già in cattive condizioni nel 1827 quando furono scoperti, stavano deteriorandosi in fretta, nel 1949 furono asportati e portati in atmosfera controllata dentro una sala del museo di Tarquinia, in attesa di essere visitati. Forse un giorno con visite guidate organizzate dalla nostra associazione, in ogni caso con la consapevolezza di trovarci di fronte a una sperimentazione straordinaria per l’epoca, tale da renderla per noi contemporanei, nonostante il pessimo stato di conservazione, un capolavoro assoluto dell’Arte Antica.