Introduzione al TEMPIO di APOLLO SOSIANO nel Campo Marzio meridionale. Siamo nel 509 a.C., l’anno del primo trattato con Cartagine e della dedica del tempio di Giove sul campidoglio, scacciato l’ultimo re etrusco Roma è ormai una Repubblica. In questo periodo i Romani ottengono la loro prima vittoria sui Latini alleati con Tarquinio il superbo nella battaglia presso il Lago Regillo (499 a.C.), durante la battaglia in soccorso dei romani giungono due misteriosi cavalieri identificati con i Dioscuri i figli di Giove e il dittatore Aulo Postumio Albino fa voto di erigere un tempio in loro onore che sarà poi dedicato da suo figlio nel 484 a.C.
Durante gli anni successivi la città affronta momenti difficili oltre alle continue lotte con la rivale citta di Veio, un altro pericolo si presenta all’orizzonte nel V secolo gli Equi e i Volsci erano discesi nel Lazio meridionale. Gli Equi in particolare avevano occupato e fortificato il passo dell’Algido (sul monte albano) e da li partivano con le loro devastanti incursioni nella pianura Laziale.
Finalmente dopo diversi anni di lotte si ottiene una tregua con l’ etrusca Veio, ma una risolutiva azione militare contro gli Equi è impedita in quel momento dal diffondersi a Roma di una grave epidemia (433). Dopo aver tentato in ogni modo di placare gli dei cittadini, per far cessare il flagello viene promesso un tempio ad Apollo nella sua veste di Medicus, cioè di divinità che allontana le malattie.
Il tempio di Apollo medico fu votato nel 433 e costruito nel 431 a.C., nella zona esisteva già un area di culto dedicata alla stessa divinità con un altare (Apollinar), in seguito sarà occupata dal teatro di marcello. L’edificio attuale di cui si notano il podio e le tre colonne corinzie (rialzate durante lo scavo) è pertinente alla ricostruzione del 34 a.C. ad opera del console Caio Sosio. Il tempio fu infatti totalmente ricostruito e spostato verso nord e prese l’appellativo di Sosiano.
Riferimenti bibliografici:
Guido Clemente. Guida alla storia Romana. Milano, 1977.
Filippo Coarelli. Roma. Bari, 1980.