Il tempio di Giove Feretrio e il Lapis silex – A Romolo fondatore dell’urbe risale la creazione del primo culto civico a Roma, infatti, dopo aver ucciso personalmente Acrone, re di Cenina, decide di offrire a Giove le spoglie opime del nemico vinto. Per tenere fede al voto fatto e allo stesso tempo offrire uno spettacolo gradevole ai concittadini realizza una solenne processione, che costituisce forse il primo trionfo della storia romana. Portando con sé le armi del nemico sconfitto su un carro o forse procedendo a piedi (ovazione), sale sul Campidoglio e qui ai piedi di una grande quercia offre a Giove le armi regie e delimita un tempio, sede futura delle spoglie opime, il tempio di Giove Feretrio.
L’epiteto Feretrio attribuito al tempio dal suo fondatore va messo in relazione con il verbo latino Fero, che vuol dire “porto”, con riferimento alle armi portate in dono oppure secondo Plutarco con il termine Ferire che significa colpire poiché Romolo aveva pregato Giove di poter colpire e uccidere Acrone. L’onore della dedica delle spoglie opime spettava, infatti, solo al generale che avesse personalmente ucciso il capo nemico e in tanti anni e tante guerre solo in altre due occasioni si presero spoglie opime.
Non conosciamo la posizione esatta del tempio ma un deposito votivo rinvenuto durante gli scavi sul colle Capitolino, sotto l’attuale Protomoteca, è stato collegato al culto di Giove Feretrio. I materiali del deposito sono databili nella seconda meta dell’VIII secolo a.C. e comprendono in particolare vasetti miniaturistici.
Purtroppo abbiamo poche fonti scritte a disposizione e non possiamo ricostruire l’aspetto esteriore dell’edificio ma secondo Dionigi di Alicarnasso, era di piccole dimensioni misurava, infatti, solo quindici piedi nei lati lunghi. Possiamo però immaginare l’edificio primitivo come una capanna, circondata da un recinto, nei pressi di una grande quercia sacra a Giove, sulla quale Romolo aveva appeso le armi del nemico sconfitto.
Nella capanna di Giove Feretrio sappiamo si trovava il lapis silex, una pietra dura (forse un’ascia litica preistorica) considerata il simulacro aniconico del Dio, su cui i Romani facevano giuramenti di carattere sia pubblico (foedus) che privato.
Con la dedica di questo tempio Romolo istituisce il primo culto cittadino e il Campidoglio acquista per la prima volta il ruolo di arce e simbolo di Roma che sarà poi confermato con la costruzione sullo stesso colle del tempio di Giove Ottimo Massimo per volontà dei Tarquini.