Come avevano già fatto Cesare, Augusto e poi Vespasiano costruendo magnificenti piazze nel centro della città, ora allo stesso modo anche Domiziano doveva imprimere il segno indelebile del suo passaggio. Con il suo nuovo foro, che avrebbe affiancato quello di Augusto, Domiziano si sarebbe potuto presentare come alla pari dei suoi predecessori.
Nell’area dei fori, tuttavia, non era rimasto più terreno disponibile, se non una strada che si trovava fra il Foro della Pace e il Foro di Augusto. Questa strada collegava l’antico centro storico con i quartieri immediatamente esterni alla città. Per costruire il suo foro, l’imperatore non aveva altra soluzione che utilizzare questo spazio, ma come conciliare un foro, cioè una piazza chiusa, con una strada? L’architetto di Domiziano ci riuscì creando uno spazio aperto, un Foro detto appunto Transitorio perché manteneva un’antica funzione di passaggio. La striscia di terra che ne risultò, di metri centoventi per quarantacinque, collegò inoltre fra loro tutte le piazze allora presenti.
Se si guarda la pianta si scopre che il progetto si presenta simile a quello di un qualsiasi altro foro: una piazza porticata con un tempio sul fondo. Ai lati del Foro, tuttavia, gli architetti di Domiziano non avevano spazio per costruire un vero e proprio porticato, poiché questo avrebbe ridotto ulteriormente lo spazio a disposizione. Si risolse il problema addossando le colonne ai muri perimetrali e collegandole con questi tramite architravi. Questi muri innalzati fino a venticinque metri avrebbero nascosto le pareti degli altri Fori e funto al tempo stesso da loro facciata monumentale.
Sul lato breve orientale sorse il tempio dedicato a Minerva, divinità personale di Domiziano, inserito il più possibile in fondo alla piazza proprio per dare senso di profondità. Per inserire il tempio fu addirittura necessario asportare uno degli emicicli del Foro di Augusto. Questo tempio esisteva ancora ed era in buona parte conservato fino al 1606, momento in cui Papa Paolo V lo fece rimuovere per usarne i materiali.
Sul lato orientale del Foro Transitorio restano ancora in piedi due colonne: le famose “Colonacce”. Queste erano parte di un colonnato la cui trabeazione era adornata di sculture che narravano vicende divine e, attraverso la rappresentazione delle province sottomesse, ricordavano da vicino la grandezza di Roma. In queste raffigurazioni, ancora leggibili, si nota come la Dea Minerva sia esaltata nel suo aspetto pacifico, cioè in quello di divinità protettrice degli artigiani. Può sembrare strano che in ambito pubblico fossero esposte scene della vita di tutti i giorni, ma queste scene riguardavano la vita degli dei romani, e ben potevano entrare nell’ambito del politica moraleggiante di Domiziano.
Domiziano, imperatore autocrate e per questo odiato dal Senato, fu ucciso da una congiura. L’onore dell’inaugurazione tocco a Nerva nel 97 d.C., e per questo motivo il Foro prese il nome con cui oggi lo conosciamo.