L’Ara di Domizio Enobarbo. Sulla natura di questo monumento si sa veramente molto poco. Non sappiamo né se sia un’ara (cioè un luogo dove usando il fuoco, si svolgevano sacrifici in onore degli Dei) né tantomeno se sia da attribuire a Domizio Enobarbo. Si è soliti definirla in questo modo perché quando nel 1639 fu ritrovata nel Campo Marzio, si pensò legata a vicini ruderi che in quel momento erano attribuiti al tempio di Nettuno, dedicato proprio da Domizio Enobarbo.
Propriamente si tratta di quattro lastre scolpite, stilisticamente collocabili nella seconda meta del secondo secolo a.C., e oggi custodite in due distinti musei, quello del Louvre e quello di Parigi. Queste lastre unite insieme formano un monumento di dimensioni ragguardevoli (5,65 x 1,75). Al museo della civiltà romana dell’Eur, è oggi possibile vedere una ricomposizione ottenuta grazie all’ausilio di calchi. Secondo una delle ipotesi più accreditate, il monumento potrebbe costituire il basamento di un gruppo scultoreo ricordato da Plinio, e fatto erigere da C. Domizio Enobarbo presso il circo Flaminio.
Una prima serie di rilievi rappresenta un corteo nuziale fra i signori del mare, Nettuno e Anfitrite, il quarto lato invece rappresenta la scena di un censimento. Colpisce subito l’occhio, la differenza stilistica fra questi rilievi. Il corteo è rappresentato in chiaro stampo ellenistico, a prevalere, infatti, è la naturalezza delle forme e la linea curva; il censimento invece rientra più propriamente nel filone del realismo medio italico.
Nella foto vediamo la parte più importante del censimento. Era questo un’atto amministrativo fondamentale per aggiornare le liste civiche e per arruolare i cittadini nell’esercito. A sinistra dell’altare vi è il Dio Marte, nume del Campo Marzio, e a destra un censore, aiutato da tre ragazzi rappresentati dietro l’altare. Da destra giunge un uomo che accompagna la vittima sacrificale, in questo caso un bue, seguirà poi una pecora e poi un maiale. È evidente la sproporzione degli animali rispetto a quella degli esseri umani, l’autore preferisce una raffigurazione chiara a una raffigurazione naturalistica. Si parla a questo proposito di simbolismo, le proporzioni sono in effetti volutamente falsate per facilitare la comprensione. Questa caratteristica è importante nella storia dell’arte romana, perché è una componente che influenzerà molto la tradizione del rilievo storico romano; finanche qualche secolo dopo, in età imperiale, si pensi alla Colonna Traiana, dove si darà appunto importanza alla chiarezza espositiva e alla facilità di lettura.
Se dal punto di vista artistico le due serie di rilievi sono molto diverse fra loro, dal punto di vista simbolico questa scena è un tutt’uno, il censimento è legato indissolubilmente al corteo nuziale rappresentato nell’altro lato del monumento. A Roma, infatti, ogni atto amministrativo e politico, doveva essere preceduto da una celebrazione religiosa. Quindi è assolutamente naturale, per la mentalità romana, che le due parti del monumento siano accostate.