Il SACCO GALLICO e la costruzione delle MURA REPUBBLICANE. Passato il pericolo rappresentato dalla grave epidemia del 433 a.C., i romani riprendono la campagna militare contro gli Equi e ottengono nel 431 a.C. una vittoria definitiva che costringe il nemico ad abbandonare per sempre il monte Albano.
Rimane quindi la vicina città di Veio il principale antagonista di Roma in questi anni poiché entrambe le città sono interessate al controllo del Tevere. Finalmente nel 396 a.C., dopo un assedio durato ben dieci anni, l’esercito romano guidato dal valente dittatore M. Furio Camillo riesce a conquistare la città etrusca. Prima di espugnare Veio Camillo ottiene per se e per il suo esercito il consenso e la benedizione della divinità poliade, cioè della divinità protettrice della polis etrusca (Giunone Regina), attraverso il rituale religioso dell’evocatio. Questa la formula pronunciata dal dittatore secondo Livio (V, 25) prima dell’ultimo assalto:
«Sotto la tua guida, oh Pitico Apollo, e per tua volontà, mi accingo a conquistare Veio e faccio voto di consacrare a te la decima parte del bottino. E insieme prego te Giunone Regina che ora siedi in Veio, di seguire noi vincitori nella nostra e tra breve tua città perché lì ti accoglierà un tempio degno della tua grandezza. »
Ritornato a Roma Furio Camillo, per tenere fede al voto fatto durante l’assedio, dedica sul monte Aventino un tempio grandioso a Giunone Regina e inizia la ricostruzione dei templi gemelli di Fortuna e Mater Matuta nel Foro Boario. Poco tempo dopo accade un altro fatto strano, una voce misteriosa proveniente dal bosco sacro del tempio di Vesta avvisa i romani di un pericolo imminente e li esorta a ricostruire al più presto le mura e le porte dell’urbe. La voce divina non viene ascoltata ma aveva predetto il vero, infatti, i Galli guidati da Brenno, dopo aver sconfitto l’esercito romano presso il fiume Allia, marciano verso Roma. Il panico in città è grande molti fuggono a Veio, le sacerdotesse di Vesta, sotterrati gli oggetti sacri del tempio, lasciano la citta e si rifugiano nella vicina Caere.
I Galli da parte loro occupata tutta la citta, tranne forse il colle Capitolino, distruggono gli edifici e saccheggiano gli antichi templi e si ritirano solo dopo il pagamento di grosso riscatto in oro da parte dei Romani.
La prima conseguenza del sacco gallico del 390 a.C. fu la costruzione di un nuovo circuito murario perché le mura Serviane forse dismesse si erano dimostrate inadeguate a resistere all’attacco dei Galli. Questa nuova cinta costruita in opera quadrata, in blocchi di tufo di Grotta Oscura, fu iniziata nel 378 a.C. e terminata alcuni anni dopo. La lunghezza delle mura di età repubblicana era 11 km e racchiudevano una superfice di 426 ettari. Non tutta la superficie interna era però abitata perché il percorso della cinta era condizionato da esigenze strategiche.